EMESSO -- 01.Gennaio.1988
Dentellatura -- 13¼ x 12¾
Filigrana -- colonne Ashoka (multiple)
Stampatore -- Security Printing Press, Nasik
Tema -- Energia solare - Pannelli solari
Colore -- Multicolore
Dentellatura -- 13¼ x 12¾
Filigrana -- colonne Ashoka (multiple)
Stampatore -- Security Printing Press, Nasik
Tema -- Energia solare - Pannelli solari
Colore -- Multicolore
·
Veicoli ICE: elevate emissioni di CO₂ e
inquinanti locali (NOₓ, particolato) rispetto agli EV.
·
Veicoli EV: zero emissioni al tubo (se
consideriamo solo uso), ma bisogna includere produzione batterie, elettricità
(se generata da fonti non rinnovabili), smaltimento. Lo studio italiano citato
mostra che il bilancio complessivo può essere favorevole.
·
Efficienza: i motori elettrici trasformano una
quota maggiore dell’energia in movimento rispetto ai motori a combustione.
·
Ciclo di vita: produzione batterie è impattante,
ma se la vita utile è lunga e il mix energetico decarbonizzato, l’EV risulta
più sostenibile.
·
Rifornimento: più semplice e veloce per ICE
(benzina/diesel) al momento attuale.
·
Ricarica: per EV serve infrastruttura di
ricarica pubblica/domestica; in Italia ci sono ancora limiti.
·
Costi energetici: elettricità vs combustibili
fossili — può variare molto in base a tariffe, efficienza, condizioni.
·
Manutenzione: motore elettrico ha meno parti
mobili, potenzialmente costi inferiori nel lungo termine.
·
Autonomia: per EV l’autonomia, tempi di
ricarica, “ansia da autonomia” sono ancora fattori da considerare. Tale punto è
affrontato dallo studio “Analysing BEV Suitability…” in Italia.
·
Per i costruttori ICE ci sono investimenti
elevati per rispettare normative CO₂ e fare transizione. Ridurre troppo presto
la quota ICE implica rischio “asset stranded”.
·
Per l’UE e per l’Italia la transizione implica
anche cambiamenti nella filiera, occupazione, infrastrutture.
Capire la
bolletta della luce non dovrebbe essere un rompicapo.
In questo articolo trovi una spiegazione chiara, immediata e senza
tecnicismi, pensata per ogni cittadino che vuole orientarsi senza dover
consultare siti specialistici.
🧩 Da cosa è composto
il prezzo dell’energia?
La bolletta
domestica è formata da 4 blocchi principali.
Ecco l’infografica testuale che li riassume:
🔍 INFOGRAFICA – La bolletta elettrica
in un colpo d’occhio
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|
BOLLETTA ELETTRICA DOMESTICA
|
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| 1. MATERIA ENERGIA | ~ 40-50% |
| (ciò che
consumi) | Prezzo kWh +
dispacciamento |
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| 2. TRASPORTO E
| ~ 20% |
|
CONTATORE | Reti +
distribuzione + servizi |
+-----------------------+--------------------------------+
| 3. ONERI DI SISTEMA
| ~ 15-20% |
| Costi
nazionali | Rinnovabili + bonus +
sicurezza|
+-----------------------+--------------------------------+
| 4. IMPOSTE
| ~ 10% |
| IVA +
Accise | Tasse sul servizio |
+--------------------------------------------------------+
(Le percentuali sono indicative e variabili nel
tempo.)
🔌 1. Spesa per la materia energia
💡 La parte che dipende davvero dal
tuo fornitore
Questa è la
voce più importante perché rappresenta ciò che consumi in kWh.
Include:
👉 Consiglio pratico: quando confronti due
offerte, guarda sempre il prezzo €/kWh e non solo la spesa totale.
🚚 2. Trasporto e gestione del contatore
🏙️ Uguale per tutti,
indipendentemente dal fornitore
Qui paghi
ciò che serve a portare l’energia dalle centrali fino a casa tua.
Cosa comprende?
È una quota
che non puoi ridurre cambiando fornitore, ma può pesare meno se consumi
di più.
🌱 3. Oneri di sistema
🔧 Costi nazionali per sostenere il
sistema elettrico
Servono a
finanziare attività “di interesse generale”:
Queste voci
vengono periodicamente aggiornate dalle autorità.
💶 4. Imposte: IVA e accise
📊 La parte fiscale della bolletta
Come in
molti servizi, anche sulla luce si applicano:
🧭 Come leggere la
bolletta senza stress: mini-guida pratica
per orientarti rapidamente:
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| COME
LEGGERE LA BOLLETTA |
+-----------------------------------------------+
| 1. Controlla il riepilogo dei costi |
| → Le 4 voci
principali sono sempre lì |
|
|
| 2. Guarda il prezzo €/kWh |
| → È ciò che
fa la differenza tra offerte |
|
|
| 3. Valuta le quote fisse |
| → Se
consumi poco, pesano moltissimo |
|
|
| 4. Verifica i tuoi consumi |
| → Confronta
con gli anni precedenti |
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🏁 In sintesi
Il prezzo
dell’energia non è solo ciò che consumi, ma l’unione di:
Capire
queste voci ti permette di scegliere meglio l’offerta più conveniente e di
leggere la bolletta con maggiore consapevolezza.
L’agrivoltaico integra pannelli solari fotovoltaici con attività agricole, consentendo di produrre contemporaneamente:
energia elettrica rinnovabile, e
colture agricole (frutta, verdura, cereali, foraggi, ecc.).
I pannelli vengono installati sollevati da terra (di solito 2–5 metri), oppure con strutture mobili o orientabili, per lasciare spazio ai macchinari agricoli e consentire il passaggio della luce necessaria alle piante.
Sistemi più avanzati regolano automaticamente l’inclinazione dei pannelli in base alla luce, alle condizioni meteo e alle esigenze delle colture.
Uso efficiente del suolo: si producono energia e alimenti nello stesso spazio.
Riduzione dell’evaporazione e protezione delle colture da sole eccessivo o grandine.
Aumento della resilienza agricola ai cambiamenti climatici.
Entrate economiche diversificate per gli agricoltori (energia + prodotti agricoli).
Costi iniziali elevati per installazione e tecnologie di monitoraggio.
Necessità di progettazione attenta per ogni tipo di coltura (non tutte reagiscono allo stesso modo all’ombreggiamento).
Regolamentazioni ancora in evoluzione in molti paesi.
L’Italia sta promuovendo fortemente l’agrivoltaico:
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) finanzia progetti agrivoltaici innovativi.
Obiettivo: 1,04 GW di potenza installata entro il 2026.
Aziende agricole e cooperative energetiche stanno avviando progetti pilota in regioni come Sicilia, ,Puglia, Toscana e Sardegna.
Legge 9 gennaio 1991, n. 10 – “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.”
Articolo di riferimento: art. 19.
Devono nominare un “Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia” (Energy Manager):
le imprese industriali con consumi energetici superiori a 10.000 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) all’anno;
gli enti, le imprese e le amministrazioni pubbliche non industriali con consumi superiori a 1.000 tep/anno.
🧾 1 tep = 41,868 GJ ≈ 11.630 kWh di energia elettrica o 1.200 litri di gasolio.
La nomina va comunicata annualmente al Ministero dello Sviluppo Economico (oggi MASE) e alla FIRE (Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia) entro il 30 aprile di ogni anno.
FIRE gestisce l’elenco ufficiale dei nominativi e supporta le amministrazioni nella raccolta dati.
L’Energy Manager deve:
individuare azioni di risparmio energetico e miglioramento dell’efficienza;
promuovere l’uso di fonti rinnovabili;
elaborare piani e progetti per ridurre i consumi;
collaborare alla gestione dei contratti di fornitura e di servizio energia;
redigere relazioni periodiche sui risultati ottenuti.
La legge non prevede sanzioni dirette per la mancata nomina, ma:
la mancata designazione può comportare l’esclusione da bandi, incentivi o finanziamenti pubblici in materia di efficienza energetica;
la PA può ricevere richiami da MASE o Corte dei Conti per mancato adempimento normativo.
Il D.Lgs. 102/2014 (recepimento direttiva 2012/27/UE) ha poi introdotto la figura dell’Esperto in Gestione dell’Energia (EGE), che spesso coincide con l’Energy Manager ma richiede certificazione UNI CEI 11339.
Oggi molti enti e imprese nominano un EGE proprio per adempiere al ruolo previsto dalla Legge 10/91 con maggiore riconoscimento tecnico.
Vediamo in breve a cosa serve e quando è davvero utile
È la persona (o società esterna) incaricata di monitorare, analizzare e ottimizzare i consumi energetici di un’organizzazione.
In Italia, la figura è prevista dalla Legge 10/1991:
è obbligatoria per enti pubblici e imprese con consumi oltre 10.000 tep/anno (settore industriale) o 1.000 tep/anno (altri settori).
“tep” = tonnellate equivalenti di petrolio, misura standard dell’energia.
Un buon energy manager:
analizza bollette, contatori e impianti per capire dove si spreca energia;
propone interventi di efficienza energetica (illuminazione LED, pompe di calore, fotovoltaico, automazione…);
gestisce i contratti di fornitura per ottenere tariffe più vantaggiose;
coordina progetti di sostenibilità e riduzione CO₂;
aiuta ad ottenere incentivi e certificazioni (TEE, ISO 50001, ecc.);
prepara report per la direzione o per gli enti pubblici (ENEA, GSE…).
Un energy manager efficace può:
ridurre i costi energetici del 10–30%;
migliorare l’immagine “green” dell’azienda;
evitare sanzioni o sprechi dovuti a cattiva gestione;
aumentare la competitività (meno costi, più efficienza).
Obblighi e regolamentazione
L’AFIR è entrato in vigore il 13 aprile 2024.
In quanto regolamento, non necessita di recepimento nazionale: si applica direttamente negli Stati membri, compresa l’Italia.
L’Italia è già monitorata dalla European Alternative Fuels Observatory (EAFO) per il proprio “Target Tracker” e infrastrutture sull’elettrico + idrogeno.
Infrastrutture e investimenti
Sono disponibili dati aggiornati sull’Italia per punti di ricarica elettrica pubblica, infrastrutture di idrogeno, CNG/LNG/LPG.
L’UE ha reso disponibili strumenti di finanziamento utili per l’Italia: ad esempio il bando del Connecting Europe Facility (CEF) – Alternative Fuels Infrastructure Facility (AFIF) con dotazione fino a 1 miliardo € per infrastrutture combustibili alternativi (anche per l’Italia) nelle fasi 2024-2025.
Specifica misura italiana: lo Stato ha ottenuto l’approvazione della regime di aiuti di Stato italiano per l’elettrificazione dei porti da 570 milioni € per incentivare le navi ad alimentarsi da banchina elettrica nei porti.
Per l’idrogeno: l’Italia è stimata dover dotarsi di circa 70 stazioni di rifornimento di H₂ entro il 2030 per rispettare gli obblighi AFIR.
Nonostante l’impegno, l’Italia non risulta ancora pienamente allineata a tutti gli obblighi AFIR (es. densità stazioni ogni ~60 km lungo la rete TEN-T, potenze minime di ricarica rapide, infrastrutture per mezzi pesanti, copertura idrogeno). L’osservatorio EAFO segnala che l’Italia sta progredendo, ma alcune metriche restano più basse rispetto alla media UE.
Alcune sfide operative persistentemente citate: autorizzazioni/permessi complessi, disomogeneità territoriale nella distribuzione delle stazioni (Nord vs Sud Italia) e vincoli sulla rete elettrica/connessione infrastrutture.
Per l’idrogeno, pur con l’obiettivo delle ~70 stazioni al 2030, il numero attuale è significativamente inferiore e richiede accelerazione.
La trasparenza delle tariffe, l’interoperabilità dei sistemi di pagamento senza abbonamento, e la disponibilità di potenze elevate per ricarica ad alta velocità sono ancora in fase di miglioramento.
Italiana flotta veicoli ad alimentazione alternativa (M1 + N1) al Q2 2025: ~4,614,402 veicoli.
Obbligo AFIR (fra gli altri): ciascun veicolo elettrico leggero BEV registra un minimo 1,3 kW di potenza installata pubblica di ricarica; per PHEV 0,8 kW.
Dati infrastrutture: la pagina “Infrastructure – Italy” dell’EAFO consente di visualizzare numero, crescita e potenza dei punti di ricarica pubblici AC/DC.
L’Italia ha avviato concretamente l’adeguamento ai requisiti dell’AFIR: la normativa è in vigore, esistono strumenti di finanziamento e sono in atto misure operative.
Tuttavia, rimane del lavoro da fare per raggiungere pienamente gli obiettivi più stringenti (densità infrastrutturale, potenza, copertura idrogeno, distribuzione uniforme) e per allinearsi ai target temporali europei.
Ecco i punti chiave:
È stato adottato il 25 luglio 2023 dal Consiglio dell’Unione Europea.
Entra in vigore a livello UE dal 13 aprile 2024.
È direttamente applicabile in tutti gli Stati membri, senza che serva recepimento nazionale (essendo un regolamento).
Stabilisce obblighi minimi vincolanti per gli Stati membri in tema di infrastrutture per combustibili alternativi: ricarica elettrica, idrogeno, rifornimento per mezzi pesanti, attività portuali e aeroportuali.
Alcuni esempi di target:
Per veicoli leggeri (auto e furgoni elettrici): una quota di potenza di ricarica pubblica per veicolo registrato (esempio: 1,3 kW per ogni BEV) e stazioni rapide lungo la rete TEN-T (es. ogni ~60 km lungo i corridoi principali) per il 2025/2030.
Per veicoli pesanti elettrici: stazioni rapide dedicate lungo la rete TEN-T (core + network comprehensive) con potenze elevate.
Per l’idrogeno: stazioni di rifornimento ogni ~200 km lungo TEN-T core + in ogni nodo urbano entro il 2030.
Per porti e aeroporti: ad es., alimentazione elettrica a bordo (shore-side electricity) nei porti principali, e fornitura di energia elettrica agli aeromobili fermi ai gate/remote stands entro certe scadenze.
Impone anche obblighi su interoperabilità, trasparenza del prezzo, facilità di pagamento (es. possibilità di ricarica senza abbonamento, pagamento con carta/contactless) e diffusione di dati sull’infrastruttura.
Ecco una sintesi :
L’Unione Europea considera la mobilità elettrica un pilastro della transizione ecologica, in linea con il Green Deal europeo e il piano “Fit for 55”, che mira a ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Obiettivi principali:
Ridurre l’inquinamento dei trasporti, che rappresentano circa il 25% delle emissioni totali di CO₂ in Europa.
Promuovere la produzione e l’uso di veicoli a zero o basse emissioni.
Incentivare la creazione di una rete di infrastrutture di ricarica capillare.
Regolamento UE 2023/851: stabilisce che dal 2035 non potranno più essere vendute auto e furgoni nuovi con motore a combustione interna (benzina o diesel).
Piano Fit for 55: prevede un rafforzamento del sistema ETS (Emission Trading System) anche per i trasporti.
AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regulation) – approvata nel 2023: impone agli Stati membri di installare punti di ricarica elettrica ogni:
60 km lungo le principali autostrade europee (TEN-T) per auto e furgoni;
120 km per i mezzi pesanti.
Battery Regulation (2023): regola la produzione, riciclo e tracciabilità delle batterie in ottica di economia circolare.
L’UE sostiene lo sviluppo dei veicoli elettrici tramite:
Fondi europei come NextGenerationEU, Horizon Europe e Connecting Europe Facility.
Incentivi nazionali (bonus per l’acquisto, esenzioni fiscali, accesso a ZTL ecc.), cofinanziati dall’UE.
Investimenti per la costruzione di Gigafactory europee (es. in Francia, Germania, Italia, Polonia).
Costo elevato dei veicoli elettrici rispetto a quelli tradizionali.
Scarsità di materie prime (litio, cobalto, nichel) e dipendenza da Paesi extra-UE.
Adeguamento delle reti elettriche e produzione di energia rinnovabile sufficiente.
Transizione industriale che impatta sull’occupazione nel settore automobilistico tradizionale.
Riduzione di CO₂ e inquinamento atmosferico nelle città.
Maggiore indipendenza energetica dell’UE.
Innovazione tecnologica e crescita dell’industria “green”.
Miglioramento della qualità della vita e della salute pubblica.
L’UE punta a:
Integrare la mobilità elettrica con reti intelligenti (smart grid) e fonti rinnovabili.
Promuovere la ricerca su batterie di nuova generazione (allo stato solido, riciclabili).
Incentivare la mobilità condivisa e sostenibile (car sharing, e-bike, trasporto pubblico elettrico).