domenica 6 ottobre 2013

il mercato dell'auto elettrica è marginale

Francia 6.067, Norvegia 3.883, Germania 1.294, Italia 524: sono le auto elettriche immatricolate nel 2012 in alcuni Paesi europei. Dove lo Stivale sta in fondo alla classifica (peraltro l'80% di quelle auto è stato acquistato da società di noleggio). La Norvegia primeggia per la quota di veicoli a zero emissioni sul totale di quelli venduti, il 3% circa; ma i numeri della mobilità sostenibile restano piccolissimi dappertutto. Lo conferma un rapporto appena diffuso dalla società di consulenza AlixPartners. Come ha spiegato il suo direttore, Giacomo Mori, l'offerta di mezzi elettrici è cresciuta, «accompagnata da previsioni di vendita molto ottimiste, spinte dalle norme contro l'inquinamento sempre più restrittive. La realtà oggi è che il mercato dell'auto elettrica pura è del tutto marginale». Basta richiamare l'ultimo osservatorio in materia dell'Energy&Straegy Group del Politecnico milanese: l'obiettivo di vedere 3,8 milioni di vetture alimentate solo dalle batterie in Italia entro il 2020 è calato a 350.000 "soltanto" (tra virgolette perché rappresenta ugualmente un bel balzo rispetto alla tendenza attuale). A frenare l'entusiasmo degli automobilisti ecologici, secondo AlixPartners, è soprattutto il prezzo eccessivo dei modelli elettrici. Perché la maggior parte delle persone spenderebbe al massimo 15.000 euro per un veicolo di questo tipo.

Altri fattori hanno contribuito a zavorrare il mercato: autonomia scarsa delle batterie, mancanza di colonnine di ricarica sul territorio, il tempo necessario a fare il pieno di elettricità. La tecnologia sta avanzando abbastanza rapidamente sui vari fronti; a essere in ritardo è anche, forse soprattutto, la politica. Servono incentivi e interventi pubblici nelle infrastrutture, ha evidenziato Mori, altrimenti l'auto elettrica stenterà continuamente a decollare. Incentivi che devono orientarsi in più direzioni, non solo sconti fiscali per l'acquisto, ma anche parcheggi e pedaggi gratuiti, riduzione su bollo e assicurazione e così via. Mentre le amministrazioni locali dovrebbero impegnarsi maggiormente a realizzare reti cittadine di punti di ricarica. Intanto i costruttori puntano su altri rimedi per diminuire le emissioni, fissate dall'Unione europea a 95 grammi di CO2/km nel 2020 come media dei veicoli prodotti da ogni singola casa automobilistica. C'è il cosiddetto "downsizing", con motori di minore cilindrata, vetture più piccole e leggere, rapporti del cambio allungati, oltre alla diffusione di modelli ibridi con un propulsore elettrico a supporto di quello a benzina o diesel.



Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_155667,00.html

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