giovedì 31 ottobre 2013

sul termine... energia

Il termine "ENERGIA" deriva dal tardo latino energīa, a sua volta dal greco energheia, parola che Aristotele usava nel senso di ‘azione efficace’. 
La sua accezione moderna nasce nel 1619 grazie a Keplero. 
Possiamo definirla come la capacità di un corpo, o di un sistema, di compiere lavoro. 
Dal punto di vista termodinamico, è tutto ciò che può essere trasformato in calore a bassa temperatura. 
L’energia esiste in tantissime forme: meccanica, chimica, nucleare, elettrica, luminosa, termica, biochimica e così via. 
Bisogna inoltre ricordare una legge fondamentale della fisica: l’energia non si crea e non si distrugge mai, si conserva sempre e può passare da una forma all’altra.
L’origine principale dell’energia che viene trasformata è quella del Sole, che a sua volta trasforma l’energia proveniente dall’idrogeno, di cui è composto, in energia radiante e luminosa. 
Nelle ere geologiche è stata l’energia solare accumulata dalle piante e dagli animali nelle trasformazioni di fissazione del carbonio a depositarsi in giacimenti fossili di carbone, gas naturale e petrolio. 
L’uso indiscriminato dell’energia proveniente da fonti fossili, accumulata in migliaia di anni mediante processi lentissimi e non replicabili, sta portando a un rapido e inarrestabile depauperamento delle risorse con la conseguenza che i giacimenti di petrolio si stanno sempre più avvicinando alla loro scomparsa. 
Inoltre, l’uso dei combustibili fossili produce anidride carbonica che immessa nell’atmosfera aumenta l’effetto serra e il conseguente riscaldamento globale del Pianeta. 
Nel duplice tentativo di migliorare le condizioni ambientali della Terra e far fronte all’ormai imminente scarsità dei combustibili fossili stanno sempre più prendendo piede le fonti alternative di energia, pulite e inesauribili.

Key Energy 2013

domenica 27 ottobre 2013

Norme nazionali di riferimento per gli impianti fotovoltaici

Per la tecnologia fotovoltaica l’Autorizzazione Unica è necessaria, in base al D.Lgs. n.387/2003, per la realizzazione di impianti con capacità superiore ai 20 kW. 
Al di sotto di tale soglia il regime autorizzativo previsto dal D.Lgs. n.28/2011 e s.m.i., è quello della procedura abilitativa semplificata, a meno che l’impianto non ricada in altre fattispecie, indicate dal DM 10 settembre 2010, per le quali è invece utilizzabile lo strumento della Comunicazione. L’utilizzo della PAS è previsto dal punto 12.2 del DM 10 settembre 2010 anche per gli impianti fotovoltaici collocati su edifici, la cui superficie non sia superiore a quella del tetto dell’edificio sul quale i moduli sono collocati.
Al punto 12.1 del DM 10 settembre 2010 sono invece specificati caratteristiche e requisiti  delle tipologie di impianti fotovoltaici realizzati su edifici o nelle loro pertinenze, soggette al regime della Comunicazione, sulla base dell’articolo 11, comma 3 del D.Lgs. n.115/2008 e s.m.i. o dell’articolo 6, comma 1, lettera d) del DPR n.380/2001 e s.m.i..
Va inoltre ricordato che, nel caso della tecnologia fotovoltaica, le Regioni possono estendere l’applicazione della Comunicazione, (c. 11, art. 6, D.Lgs. n.28/2011), non solo per gli impianti fino alla potenza di 50 kW, ma anche agli impianti fotovoltaici di qualsivoglia potenza da realizzare sugli edifici, fatta salva la disciplina in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e di tutela delle risorse idriche.

sabato 26 ottobre 2013

TORNA L'ORA SOLARE


Nella notte fra sabato 26 e domenica 27 ottobre torna l'ora solare.
Alle ore 03.00 si dovranno spostare un'ora indietro le lancette degli orologi. L'ora legale tornerà invece il prossimo 30 marzo 2014. 
Secondo quanto rilevato dai dati forniti da  Terna, durante il periodo di ora legale, iniziato il 31 marzo 2013, grazie a quell'ora quotidiana di luce in più l'Italia ha risparmiato 568,2 milioni di kilowattora, pari a circa 93,7 milioni di euro. 
Nei mesi di aprile e ottobre si è registrato, come di consueto, il maggior risparmio di energia elettrica. Ciò è dovuto, spiega Terna nella nota, al fatto che questi due mesi hanno giornate più "corte" in termini di luce naturale, rispetto ai mesi dell'intero periodo
L'Italia ha risparmiato con l'ora legale 93,7 milioni di euro, considerando che per il cliente finale 1 kilowattora è costato, nel periodo in esame, in media circa 16,49 centesimi di euro al netto delle imposte. 
Nel dettaglio, a marzo si è avuto un risparmio di 7 milioni di kWh, ad aprile di 149 milioni di kWh, a maggio di 81 milioni di kWh, a giugno di 31 milioni di kWh, a luglio di 30 milioni di kWh, ad agosto di 32 milioni di kWh, a settembre di 81 milioni di kWh e ad ottobre di 158 milioni di kWh. Nel 2012 il risparmio è stato pari a 102 milioni di euro poiché il costo medio di 1 kilowattora era di 16,65 centesimi di euro. 
Parametrando i dati disponibili, si rileva che dal 2004 al 2013 il risparmio complessivo  è stato stimato in  6 miliardi e 170 milioni di kilowattora, pari ad un valore di circa 900,00 milioni di euro.

giovedì 24 ottobre 2013

Cresce l'azione degli energy manager italiani

Segnali positivi ma, insieme, anche la traccia del perdurare della crisi per le imprese italiane. È quanto emerge dall'edizione 2013 dell'Osservatorio Energy Management, lanciato lo scorso anno da Strategic Management Partners in collaborazione con il Gruppo 24 Ore, con il supporto operativo di Cfi Group e la sponsorship di Telecom Italia. Perché sembra che l'attività di gestione dell'energia presso la nostra industria, il terziario e la pubblica amministrazione abbia fatto passi in avanti, non conducendo però a un proporzionale avanzamento degli interventi effettivamente messi in campo. Inoltre, restano ancora davvero poche (ferme all'8% dello scorso anno) le realtà che, pur avendo un responsabile dell'energia, adottano un sistema di gestione secondo lo standard Iso 50001, mentre il 39% conferma di non prevedere nessun certificato o attestazione.
Realizzata in aprile, l'indagine ha coinvolto un centinaio di energy manager nominati appartenenti ai tre settori, indagando sullo stato di fatto in tema di pianificazione energetica. Una seconda rilevazione, prevista in settembre, metterà a fuoco le abitudini sui processi di acquisto dell'energia e le Best available technologies.

Matura il ruolo del responsabile dell'energia
Tra i dati positivi della prima rilevazione di quest'anno c'è una certa maturazione del ruolo dell'energy manager: rispetto all'indagine del 2012, la quota di professionisti che svolge questa attività come missione principale è aumentata, precisamente dal 19 al 29% del totale, anche se è ancora rara una situazione ideale in cui si ritrovano associate competenze trasversali manageriali, tecniche, amministrative, progettuali, di comunicazione, e persiste una generale distinzione tra ambito tecnico e ambito degli acquisti. E se è vero che ora nel 20% dei casi l'energy manager decide da solo gli interventi prioritari da realizzare, resta però il fatto che oltre la metà dei responsabili dell'energia non è inquadrato come dirigente (il 49% è quadro, mentre il 15% tecnico/impiegato).
«In un mondo perfetto l'energy manager dovrebbe strutturare la pianificazione delle attività in un documento ufficiale, il piano energetico aziendale, che assegna obiettivi e misura i risultati - ha affermato Martina Molinari di Strategic Management Partners -. Questo non avviene sempre, ma in generale l'industria lo fa (81% dei casi), un po' meno il terziario (74%), e la buona notizia è che la Pa su questo fronte è migliorata». In effetti in quest'ultimo settore la quota di quanti dichiarano l'esistenza (attuale o prevista) di un piano è passata dal 60 al 70%. Altra buona nuova è che sono cresciute dal 72 all'84% le realtà che dichiarano di aver raggiunto negli ultimi tre anni gli obiettivi assegnati nel piano.

Si analizza e si pianifica di più
Delle varie attività che compongono il “cerchio magico” della gestione dell'energia, quelle relative all'analisi, cioè la raccolta e il monitoraggio dei consumi, sono svolte dalla quasi totalità delle referenze in tutti i tre comparti (il 100% nel terziario) anche se le modalità con cui queste informazioni sono raccolte mostrano ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto nella Pa dove continuano a prevalere metodi manuali o la mera lettura delle bollette. Anche la successiva fase di diagnosi, ossia il check up energetico con l'individuazione delle aree di inefficienza, risulta effettuata da una massiccia fetta del campione (96% nel caso del terziario, 87% nell'industria, un po' meno nella Pa), ed è una logica conseguenza la pianificazione degli interventi da mettere in campo (qui l'industria è al 96%).
Passando però alla concreta realizzazione di questi ultimi, ecco che si riduce la percentuale di chi, dopo aver effettuato la diagnosi, la mette in pratica: si va dal 79% dell'industria al 69% della Pa. Già nel 2012 queste differenti dinamiche erano più che evidenti e il 2013 le ha confermate. Segno che sulla spesa ci sono ancora i cordoni tirati. Difatti, come criterio di scelta acquista peso proprio il costo dell'intervento (che diventa il primo criterio nella Pa), mentre lo scorso anno si guardava con maggiore attenzione all'impatto sui processi. «L'ottimizzazione si fa in genere cercando un prezzo più basso, soprattutto sull'acquisto di energia ma anche nella modifica dei capitolati di acquisto di impianti e macchinari, in particolar modo nell'industria» ha spiegato Molinari.

Le azioni concrete
Alla voce “interventi concreti” di efficienza, all'introduzione di nuove apparecchiature (inverter, motori ad alta efficienza, pompe di calore) si affiancano tutte quelle azioni di “buon senso”, a basso costo e non invasive, che riscuotono i favori generali: recupero calore, formazione dei dipendenti (banalmente, spegnere la luce o il computer quando non si usano), rifasamenti di macchinari. Quando la diminuzione dei consumi si affronta anche mediante auto-produzione, oltre al fotovoltaico (che domina ancora le preferenze, soprattutto nella Pa) cominciano a fare capolino anche la cogenerazione (scelta dal 41% dei rispondenti nell'industria) e, sebbene in misura molto minore, le biomasse e l'eolico. Ma ciò che più conta tra i risultati dell'indagine, è scoprire che con gli interventi pianificati e messi in atto gli intervistati dichiarano una riduzione media dei consumi negli ultimi tre anni ben del 26,5%. Lo scorso anno il dato sembrava già rilevante pur essendo decisamente inferiore (11,9%). Di più: nel 52% dei casi, il ritorno economico degli interventi è stato inferiore ai due anni.
Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_154124,00.html

Fino al 27 ottobre porte aperte per 22 impianti a biomassa italiani

Promossa dall’Ente nazionale meccanizzazione agricola (Enama), è partita la prima edizione di “Visitiamo le Agroenergie”, in programma dal 21 al 27 ottobre, che apre ufficialmente le porte di 22 impianti a biomassa italiani. I visitatori, addetti ai lavori e non, potranno scoprire il funzionamento di alcune centrali attive sul nostro territorio: si trovano in provincia di Cosenza, Parma, Vicenza, Rovigo, Viterbo, Verona, Cremona, Taranto, Piacenza, Treviso, Venezia, Mantova, Pisa, Padova, Lodi e Asti. Gli impianti sono stati realizzati grazie agli incentivi messi a disposizione dal “Progetto biomasse”, nato dalla collaborazione tra Enama e il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. L'iniziativa ha consentito finora di reaizzare 35 centrali (l’8% del totale italiano, pari a 433 secondo i dati del Gse relativi all’anno 2011), per una potenza complessiva di 13,2 MW e una produzione elettrica stimata di 106.080 MWh. 

Il punto di forza di questi impianti, secondo il gruppo di lavoro di Enama, è la capacità di utilizzare scarti, residui di lavorazioni agricole, avanzi di potatura e reflui zootecnici provenienti dai territori circostanti, rappresentando una forma di produzione energetica verde a chilometro zero. Utilizzare tali risorse a scopi elettrici permette, inoltre, di risparmiare sui costi di smaltimento in discarica, con benefici sia di tipo economico che ambientale. Quasi tutti gli impianti, poi, sono progettati affinché si recuperi il calore di processo: l’energia termica viene riutilizzata, infatti, per il riscaldamento di uffici e locali aziendali oppure per altre lavorazioni in loco. Grazie all’energia prodotta dalle centrali a biomassa, secondo le stime di Enama, l’Italia risparmia 2,3 milioni di barili di petrolio ogni anno.
L’elenco dei siti italiani aperti al pubblico, per il progetto “Visitiamo le Agroenergie”, è disponibile sul sito www.enama.it.
Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_156104,00.html

La bolletta elettrica delle Pmi italiane è molto più cara della media Ue

Le Pmi italiane pagano l'energia elettrica il 68,2% in più della media europea, tanto che soltanto a Cipro, tra i 27 Paesi dell'Ue considerati, si registra una situazione peggiore della nostra. È quanto evidenzia una recente analisi della Cgia di Mestre, riferita al secondo semestre 2012, secondo cui il prezzo praticato nel nostro Paese alle piccole imprese (sotto i 50 dipendenti) è pari a 198,8 euro per ogni MWh consumato, una tariffa per l'appunto inferiore soltanto a quella di Cipro (234,2 euro/MWh). Altro fattore negativo è il peso del fisco sulla bolletta: per ogni MWh una piccola azienda italiana paga 55 euro di tasse, un vero e proprio record europeo in termini assoluti. Se, invece, si analizza l'incidenza percentuale delle tasse sul costo totale ci piazziamo al secondo posto (27,7%); solo la Germania (32,3%) presenta un'incidenza maggiore della nostra. Altro punto critico è, secondo la Cgia, il differenziale tra piccole e grandi imprese sui costi dell'elettricità: le Pmi pagano l'energia il 61% in più rispetto alle aziende di maggiori dimensioni, tanto che soltanto in Grecia, con un delta dell'82,4%, si registra un gap più elevato del nostro.
 
Le cause del caro elettricità sono numerose: la Cgia punta il dito soprattutto contro la crescita del peso degli oneri generali di sistema, passati dai 4,7 miliardi di euro del 2009 agli 11,2 miliardi di euro del 2012. Si tratta di un incremento pari al +137%, spiegabile in buona misura con l'esplosione della componente A3 per la copertura dell'incentivazione alle fonti elettriche rinnovabili. Oltre allo sviluppo delle fonti pulite, gli italiani contribuiscono finanziariamente anche all'addio al nucleare: nel 2012, nonostante l'energia atomica sia stata abbandonata negli anni Ottanta, i consumatori dello Stivale hanno pagato oltre 180 milioni di euro per la dismissione degli impianti e le compensazioni erogate agli enti locali che ospitavano questi siti. Ma quel che più interessa l'associazione di categoria è che l'impatto degli oneri generali di sistema non è uguale per tutti. Il decreto legislativo n. 79/99, infatti, prevede che per le attività ad alto consumo di energia, il carico degli oneri debba essere definito in misura inversamente proporzionale in rapporto ai maggiori consumi. Va detto che, a livello regolatorio, si sta lavorando per ribaltare questo meccanismo, introducendo il concetto di "peso specifico" dei consumi, cioè il rapporto tra i consumi e il fatturato, criterio che premierebbe anche le Pmi energivore. 

Tuttavia la normativa attuale determina, di fatto, che chi consuma di più (soprattutto grandi imprese o imprese energivore) contribuisce in misura minore degli altri agli oneri. Nel 2011, ad esempio, le utenze in alta tensione (At) o in altissima tensione (Aat) hanno “assorbito” il 14,8% dei consumi complessivi, ma hanno contribuito solamente per il 7,4% del gettito totale degli oneri di sistema. Ad appesantire ulteriormente la bolletta delle Pmi ci sono le spese extra per l'import di elettricità dall'estero: nonostante la sovraccapacità produttiva e l'utilizzo soltanto parziale degli impianti nazionali, il nostro Paese resta un importatore netto di energia elettrica, tanto che ogni anno acquista dall'estero circa il 13,7% del proprio fabbisogno. Infine, la Cgia lamenta l'assenza di effetti positivi sul lato prezzi del processo di liberalizzazione dell'energia elettrica, che ha avuto inizio nel 1999 per gli utenti non domestici.
 
«Grazie soprattutto alle piccole imprese - ha dichiarato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - siamo, dopo la Germania, il secondo Paese manifatturiero d'Europa. Nonostante la crisi, le difficoltà e i problemi economici che ci assillano continuiamo a mantenere questa posizione e a rafforzarci sui mercati internazionali, sebbene i prezzi dell'energia siano i più elevati d'Europa. Ma per quanto tempo possiamo ancora resistere? Come è possibile che non si intervenga per ridurre i costi energetici a chi costituisce l'asse portante dell'economia del Paese? Più in generale, come fa la Commissione europea ad accettare che in Europa la piccola impresa paghi l'energia elettrica mediamente il 40% in più delle grandi aziende se, tra il 2002 e il 2010, l'85% dei nuovi posti di lavoro in Ue sono stati creati dalle Pmi?».
Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_154998,00.html

domenica 20 ottobre 2013

Elettricità: provvedimento di urgenza su incremento prezzi in Sicilia

Comunicato stampa

Elettricità: provvedimento di urgenza su incremento prezzi in Sicilia

Milano, 11 ottobre 2013
I rilevanti aumenti del prezzo dell'energia elettrica in Sicilia nelle scorse settimane sono al centro di un provvedimento di urgenza dell'Autorità per l'energia. Nello specifico, dopo aver concluso una prima analisi basata sulle risultanze dell'attività continuativa di monitoraggio del mercato elettrico, il regolatore ha deciso di procedere ad una ulteriore richiesta di informazioni più approfondita -sulla gestione del sistema elettrico in Sicilia ed in Sardegna, per acquisire elementi per migliorare la gestione di situazioni critiche ed evitare successive anomalie nel mercato elettrico.

L'Autorità ha inoltre deciso di estendere al   sistema elettrico siciliano l'istruttoria conoscitiva avviata con deliberazione 401/2012/R/eel, sulle criticità nel sistema elettrico in Sardegna, prorogandone il termine per la chiusura al 31 marzo 2014.

Il rilevante incremento dei prezzi medi giornalieri di MGP nella prima e nella seconda settimana di ottobre, ha coinciso con la manutenzione dell'interconnessione fra Sicilia e Continente che si concluderà il  prossimo 16 ottobre, secondo quanto previsto dal piano annuale di manutenzione di Terna.
La delibera 450/2013/E/eel è disponibile sul sito www.autorita.energia.it


fonte: http://www.autorita.energia.it/it/com_stampa/13/131011.htm

Guida 2013 al risparmio di carburanti e alle emissioni di CO2 delle auto

 

In Italia la densità di auto rispetto alla popolazione residente è molto elevata: il dato nazionale è di gran lunga superiore infatti, di circa il 20%, a quello di Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna e nel 2011 la densità automobilistica (numero di autovetture per 1.000 abitanti) è risultata pari a circa 612 unità. Il parco veicolare italiano ammonta a circa 37,11 milioni di veicoli  che percorrono mediamente 13.000 km/anno (il 26% in più della media UE).
Le emissioni del settore trasporti (esclusi i trasporti internazionali) sono aumentate del 15,3% nel periodo 1990-2011. Nel 2011 i trasporti sono stati responsabili del 24,1% delle emissioni totali nazionali di gas serra, di cui il 62,1% si produce nell'ambito del trasporto passeggeri su strada.
In questo scenario, il Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con i ministeri dell'Ambiente e delle infrastrutture e Trasporti ha pubblicato la "Guida 2013 al risparmio di carburanti e alle emissioni di CO2 delle auto".
Si tratta di un documento annuale di informazione che ha l'obiettivo  di contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e al risparmio energetico orientando  gli acquirenti di auto verso un acquisto più consapevole. La Guida riporta, infatti, l'elenco completo dei modelli di auto in vendita, dettagliato per carrozzeria, tipo di propulsione e cilindrata, indicando per ognuno il consumo specifico e le emissioni  di anidride carbonica.
Viene dedicato, inoltre, un capitolo all'eco-driving nel quale sono fornite indicazioni utili agli automobilisti per ridurre i consumi di carburante e le emissioni di CO2 attraverso una guida intelligente e una corretta manutenzione dell'autovettura.


ODESSE - Piattaforma Software - ENEA

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L’ENEA mette a disposizione dei progettisti il software ODESSE, uno strumento di modellazione dinamica per stimare la fattibilità tecnico-economica di interventi di riqualificazione energetica, anche estesi a più edifici. Il software offre un supporto determinante nel valutare l’integrazione di più tecnologie ad alta efficienza energetica (fonti rinnovabili, cogenerazione, solar cooling ecc.) in funzione delle caratteristiche meteo del sito e delle richieste del contesto territoriale, in modo da aumentarne l’efficienza e la competitività.

La piattaforma ODESSE è costituita da alcuni moduli fondamentali:
  1. Interfaccia utente, utilizzata per inserire i dati di input utili alla simulazione (le caratteristiche strutturali e geometriche degli edifici, specifiche degli impianti, variabili da monitorare ecc.)
  2. Data base dei materiali per opere civili, costruito in conformità alle norme UNI10351 e UNI10355, con possibilità di ampliamento da parte dell’utente
  3. Pre-processore, calcola i parametri termici fondamentali dell’edificio, i ponti termici, i guadagni interni dovuti al profilo di utilizzo degli ambienti e delle apparecchiature elettriche (PC, illuminazione artificiale)
  4. Simulatore dinamico, motore di calcolo per valutare il carico termico orario, il fabbisogno annuo di energia primaria delle sorgenti distribuite e i costi annui per la climatizzazione invernale/estiva in funzione dell’irraggiamento solare e della temperatura esterna
  5. Post-processore, fornisce i risultati della simulazione dinamica sotto forma di diagrammi o indicatori prestazionali del sistema edificio-impianto

domenica 13 ottobre 2013

Più informazione e nuovi incentivi per far decollare le riqualificazioni

Cresce l’interesse degli italiani verso luci a led, pompe di calore di nuova generazione, e verso tutti quegli strumenti che consentono di risparmiare energia. Eppure ancora pochi sanno che esistono detrazioni a favore di chi decide di riqualificare la propria abitazione. Questo uno degli ostacoli alla diffusione rapida delle “case verdi” nel nostro Paese secondo un’indagine diffusa dall’Ispo, l’istituto di ricerca di Renato Mannheimer e commissionata da Domotecnica.....

Smart&Start

Le nuove imprese del Mezzogiorno che puntano su innovazione, tecnologie digitali e valorizzazione dei risultati della ricerca, possono presentare la domanda per accedere ai 190 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico con il Programma ‘Smart&Start’.
Sono previsti due tipi di agevolazione: 
Smart: prevede contributi a copertura dei costi di gestione dei primi anni di attività, per le nuove imprese ubicate in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, che propongono modelli di business innovativi sotto il profilo organizzativo o produttivo, oppure orientati a raggiungere nuovi mercati o a intercettare nuovi fabbisogni; 
Start: prevede contributi a sostegno delle spese di investimento iniziali, per le nuove imprese ubicate in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia che intendono operare nell’economia digitale e/o valorizzare economicamente i risultati della ricerca, pubblica e privata. 
I due incentivi - Smart e Start - sono cumulabili, fino ad un massimo di 500.000 € in quattro anni, per ogni impresa beneficiaria. Gli incentivi sono rivolti alle società di piccola dimensione, costituite da meno di sei mesi.

Per accedere alle agevolazioni è necessario: registrarsi sul sito dedicato, compilare online la domanda, inviare telematicamente la domanda, utilizzando la firma digitale. Ad ogni domanda così inviata sarà attribuito un protocollo elettronico. 
Chi ha i requisiti per accedere sia agli incentivi Start sia agli incentivi Smart, potrà presentare un’unica domanda.

FONDO PER LA CRESCITA SOSTENIBILE – BANDO PER PROGETTI DI RICERCA E SVILUPPO

     

       FONDO PER LA CRESCITA SOSTENIBILE – BANDO PER PROGETTI DI RICERCA E SVILUPPO – é partito il primo intervento del nuovoFondo per la crescita sostenibile, per un ammontare di 300 milioni di euro (decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 228 del 28 settembre 2013). Il bando, a valere sulle risorse già disponibili nel Fondo, si propone di promuovere l’innovazione diffusa, tramite l’agevolazione di progetti di ricerca e sviluppo di piccola e media dimensione nei settori tecnologici individuati nel programma quadro comunitario Horizon 2020. È quindi un intervento rivolto prevalentemente, ma non solo, alle PMI. Con successivi decreti saranno disciplinate le procedure, con più elevata selettività, per l’agevolazione di progetti coerenti con le capacità finanziarie e le strategie di ricerca e sviluppo delle imprese di maggiori dimensioni. Maggiori informazioni sulle modalità operative del Fondo sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico:
      



BANDO REGIONE SICILIA PER FINANZIAMENTO PAES COMUNI SICILIANI

     
BANDO REGIONE SICILIA PER FINANZIAMENTO PAES COMUNI SICILIANI – è in corso di registrazione presso gli Organi di controllo, il Programma di ripartizione delle risorse messe a disposizione dalla Regione Siciliana (Dipartimento generale per l’Energia) per i propri Comuni  al fine di “Promuovere la sostenibilità energetico-ambientale nei Comuni siciliani attraverso il Patto dei Sindaci” (Covenant of Mayors – PAC, Nuove Iniziative Regionali). Il testo del bando e la relativa modulistica sul sito:

Per ulteriori informazioni è già attiva la segreteria tecnica istituita presso Sviluppo Italia Sicilia – tel.091-7823471.

domenica 6 ottobre 2013

RhOME, il progetto italiano alle Olimpiadi mondiali di bioarchitettura


Si chiama “RhOME for denCITY” ed è l’unico progetto italiano selezionato per partecipare alla nuova edizione di “Solar Decathlon”, la grande Olimpiade internazionale di architettura green, ideata dal Dipartimento di Energia degli Stati Uniti. 

Obiettivo della gara? Progettare, per le città del futuro, case sostenibili, convenienti, perfettamente inserite nel territorio circostante.  
I 20 finalisti, provenienti da 16 Paesi e 3 continenti, si confronteranno, nel giugno 2014, nella sfida finale che si terrà a Versailles, in Francia, dove le abitazioni progettate saranno aperte al pubblico e visitabili. 
I quattro principi inderogabili dell’edizione di quest’anno sono: densità, convenienza, trasportabilità e sobrietà. Tutte caratteristiche a cui si ispira il progetto italiano, presentato oggi in anteprima al Made Expo di Milano, e che sarà realizzato dal team dell’Università Roma Tre, capeggiato dall’architetto Chiara Tonelli. 
La stessa squadra che, con “MED in Italy”, si è guadagnata il bronzo nell’edizione 2012.  

Il nome del progetto tricolore indica la scelta di fondo: partire dal territorio e, nello specifico, da una città simbolo, la Capitale, RhOME - a home for Rome - e ripensare le periferie urbane in chiave sostenibile. La casa, infatti, avrà prestazioni energetiche quasi otto volte superiori a quelle di una classe energetica C e di una volta e mezza superiori a quelle di una classe energetica A+. Produrrà più di quanto consuma e fornirà energia per il quartiere nel quale sarà costruita. 
Sarà inoltre caratterizzata da pannelli solari fotovoltaici flessibili, gli stessi che vengono utilizzati nelle barche a vela; un parapetto che produce acqua calda ma è fresco per l’estate; un isolamento pressoché totale del ‘manto’ che circonda l’abitazione, perché è bene consumare poca energia anche se questa è prodotta con sistemi rinnovabili e, infine, un sistema di ‘corrente programmata’ di aria fresca.  

“La proposta abitativa di RhOME mira non solo a sviluppare un progetto architettonico a impatto zero, che produca più energia di quanta ne consuma, ma anche a liberare le preesistenti aree archeologiche, come gli acquedotti romani, dall’abusivismo a favore di una nuova aggregazione urbana di moduli abitativi ad energia rinnovabile”, spiega la responsabile del progetto Chiara Tonelli, Faculty Advisor dell’Università Roma Tre. “Nella prossima edizione 2014 del Solar Decathlon Europe il tema della città assume infatti un peso maggiore. Si riduce l’enfasi sulla produzione energetica, mentre cresce il concetto di efficienza e sostenibilità applicata non più soltanto ai processi di produzione dei materiali, ma anche ai temi della mobilità e della vivibilità in generale, favorendo la vita di quartiere e le relazioni interpersonali in un processo di rigenerazione urbana che si riflette anche in termini sociali”. 

Altro tema chiave della competizione è la ‘densità’. La casa deve essere pensata per una città ‘densa’. Da qui il nome, RhOME for denCity. Alla base c’è l’idea di ri-densificare un’area prescelta della capitale, che non significa solo aumentare il numero di metri quadrati o cubi per ettaro, con conseguente occupazione di nuovo suolo pubblico, ma incrementare il numero di abitazioni di minori dimensioni per la stessa area, per soddisfare le esigenze di giovani coppie, singles e residenti temporanei. I principali vantaggi? Risparmio economico ed energetico, salvaguardia del territorio ancora non costruito, ottimizzazione delle infrastrutture preesistenti e del sistema di trasporto, maggiore sicurezza e miglioramento delle relazioni sociali. 

La casa del team italiano di RhOME for denCity, sfiderà altre 19 case più ecologiche al mondo provenienti da Cile, Costa Rica, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, India, Messico, Olanda, Romania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Tailandia e Taiwan. Le performances delle abitazioni verranno misurate su dieci temi (appunto, un solar decathlon): architettura, ingegneria e costruzione, efficienza, bilancio energetico, comfort, funzionamento, comunicazione, progettazione urbana, trasporto e convenienza economica, innovazione e sostenibilità. Ogni contest riguarderà una determinata categoria e verrà valutato con uno specifico punteggio. La squadra con il maggior numero di punti vincerà la gara. 

Insomma, un’avventura emozionante per chi si appassiona all’idea di un’architettura più sostenibile e integrata con la natura, per chi ama pensare a case a basso costo e a impatto zero, per chi crede nel riuso del territorio, per chi è convinto che le città del futuro esisteranno e saranno più vivibili, più verdi, più socializzanti. Più gentili. 


Gli energy manager non hanno carta bianca sui contratti d'acquisto dell'energia

La seconda rilevazione annuale dell'Osservatorio Energy Management ha fatto il punto sulle ragioni che stanno alla base della scelta dei fornitori

 L'efficienza in ambito energetico non si ottiene soltanto con interventi tecnici su motori industriali o impianti di illuminazione: altrettanto cruciale è la fase di scelta dei fornitori di elettricità e gas, destinata a incidere sui budget di aziende e Pubblica 
amministrazione per un anno o più. La decisione finale in materia, però, non spetta quasi mai agli energy manager che hanno seguito tutta la (lunga) trafila, ma ai vertici aziendali. È questo il principale risultato che si ricava dalla seconda rilevazione annuale condotta nell'ambito dell'Osservatorio Energy Management, realizzato da Strategic management partners in collaborazione con il Gruppo 24 Ore e Cfi Group (si veda la pagina dedicata all'Osservatorio). L'indagine si è basata su un campione di 100 manager dell'energia di aziende nazionali nei settori dell'industria (40%), del terziario (31%) e della Pubblica amministrazione (29%). 

Nelle società prese in esame il processo d'acquisto risulta seguito nella grande maggioranza dei casi (67%) da una figura assimilabile a quella dell'energy manager, tra l'altro spesso priva di un inquadramento dirigenziale nonostante la rilevanza economica dei progetti; eppure, la fatidica firma del contratto spetta ai livelli societari più alti. Nel 38% dei casi l'amministratore delegato prende la decisione finale e nel 52% firma il contratto, mentre il direttore generale si assume questa responsabilità, rispettivamente, nel 28% e nel 20% dei casi. La sigla dell'accordo con il fornitore tocca agli energy manager nazionali appena l'1% delle volte, la scelta definitiva il 10%. La “gloria”, insomma, è poca per i responsabili della gestione dell'energia che, pure, prima dell'accordo decisivo, si sono sobbarcati mesi di complicate trattative. Per l'energia elettrica i negoziati hanno inizio in media 3-4 mesi prima dell'avvio della fornitura, mentre per il gas i tempi sono ancora più lunghi (nell'ordine di 5-6 mesi). Sorprendentemente, però, la decisione finale e l'accettazione del prezzo di chiusura avviene in maniera abbastanza rapida, sia per l'elettricità che per il gas; le società industriali, in particolare, chiudono l'intesa in meno di 24 ore in circa il 40% dei casi. Burocrazia, leggi e impedimenti vari rallentano, invece, la Pubblica amministrazione, che necessita spesso anche di mesi soltanto per fissare il prezzo finale. 

Per quanto riguarda le vere e proprie modalità di acquisto, gli energy manager intervistati nell'ambito dell'Osservatorio tratteggiano un quadro abbastanza conservativo. L'84% delle aziende continua ad acquistare la propria fornitura elettrica in un colpo solo, mentre soltanto il 15% opta per una scelta frazionata in lotti differenti. Appena il 18% degli intervistati, poi, si dichiara interessato a una gestione attiva del portafoglio, che imporrebbe il monitoraggio del mercato e il frazionamento della fornitura in periodi e quantità diverse. Gli energy manager, comunque, si riservano una giusta dose di flessibilità: nei contratti stipulati, infatti, ci sono delle clausole che permettono di variare il volume consumato nel corso dell'anno (78%), cambiare da prezzo fisso a indicizzato (59%) e modificare il numero dei punti di fornitura. 

Più movimentata, invece, sembra essere la vera e propria fase di scelta dei fornitori: in particolare, oltre alla tradizionale trattativa diretta, non sono disdegnati né i bandi di gara né le aste on line, soprattutto dalle aziende del terziario (rispettivamente 42% e 25%). Queste società, inoltre, valutano da 6 a 10 diversi operatori nel 42% dei casi e oltre 10 nel 25%. Percentuali simili si notano anche nel campione industriale; la Pubblica amministrazione, invece, si limita nella maggior parte dei casi (55%) a vagliare tre differenti fornitori. Il prezzo dell'energia, ovviamente, è l'elemento chiave della scelta finale (indicato dal 96% dei rispondenti) ma gli energy manager nostrani attribuiscono molta importanza (81%) anche a caratteristiche quali l'affidabilità e solidità del fornitore. Non stupisce perciò che, alla fine, pur in presenza di un mercato molto frastagliato, si punti per il 2013 tendenzialmente su nomi “storici”: Enel è scelta per l'elettricità dal 18% del campione, Edison dal 13%, Eni dal 7%. 

Percentuali decisamente inferiori sono attribuite, invece, a tutti gli altri operatori del mercato libero. Ancora più netta la situazione nel gas, dove il gruppo del cane a sei zampe raccoglie il 26% dei contratti. Per il 2013 il 54% delle aziende prese in esame ha mantenuto lo stesso fornitore dell'anno precedente nel gas, percentuale che scende al 45% nell'elettricità, mentre la propensione al cambiamento per il 2014 è abbastanza elevata tra la Pubblica amministrazione. 

Gli energy manager del pubblico, in effetti, sono quelli che esprimono il minor grado di soddisfazione nei confronti dei propri fornitori (61% per l'energia elettrica e 66% nel gas). Più alte, invece, risultano le percentuali di soddisfazione del terziario (69% e 77%) e dell'industria (73% e 71%). Gli intervistati sono mediamente più contenti dei loro operatori per quanto riguarda gli aspetti economici, commerciali e di assistenza (con valori intorno all'80%), un po' meno sulla capacità di innovare e nei servizi on line, per il gas in particolare (66%).
Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_150925,00.html

il mercato dell'auto elettrica è marginale

Francia 6.067, Norvegia 3.883, Germania 1.294, Italia 524: sono le auto elettriche immatricolate nel 2012 in alcuni Paesi europei. Dove lo Stivale sta in fondo alla classifica (peraltro l'80% di quelle auto è stato acquistato da società di noleggio). La Norvegia primeggia per la quota di veicoli a zero emissioni sul totale di quelli venduti, il 3% circa; ma i numeri della mobilità sostenibile restano piccolissimi dappertutto. Lo conferma un rapporto appena diffuso dalla società di consulenza AlixPartners. Come ha spiegato il suo direttore, Giacomo Mori, l'offerta di mezzi elettrici è cresciuta, «accompagnata da previsioni di vendita molto ottimiste, spinte dalle norme contro l'inquinamento sempre più restrittive. La realtà oggi è che il mercato dell'auto elettrica pura è del tutto marginale». Basta richiamare l'ultimo osservatorio in materia dell'Energy&Straegy Group del Politecnico milanese: l'obiettivo di vedere 3,8 milioni di vetture alimentate solo dalle batterie in Italia entro il 2020 è calato a 350.000 "soltanto" (tra virgolette perché rappresenta ugualmente un bel balzo rispetto alla tendenza attuale). A frenare l'entusiasmo degli automobilisti ecologici, secondo AlixPartners, è soprattutto il prezzo eccessivo dei modelli elettrici. Perché la maggior parte delle persone spenderebbe al massimo 15.000 euro per un veicolo di questo tipo.

Altri fattori hanno contribuito a zavorrare il mercato: autonomia scarsa delle batterie, mancanza di colonnine di ricarica sul territorio, il tempo necessario a fare il pieno di elettricità. La tecnologia sta avanzando abbastanza rapidamente sui vari fronti; a essere in ritardo è anche, forse soprattutto, la politica. Servono incentivi e interventi pubblici nelle infrastrutture, ha evidenziato Mori, altrimenti l'auto elettrica stenterà continuamente a decollare. Incentivi che devono orientarsi in più direzioni, non solo sconti fiscali per l'acquisto, ma anche parcheggi e pedaggi gratuiti, riduzione su bollo e assicurazione e così via. Mentre le amministrazioni locali dovrebbero impegnarsi maggiormente a realizzare reti cittadine di punti di ricarica. Intanto i costruttori puntano su altri rimedi per diminuire le emissioni, fissate dall'Unione europea a 95 grammi di CO2/km nel 2020 come media dei veicoli prodotti da ogni singola casa automobilistica. C'è il cosiddetto "downsizing", con motori di minore cilindrata, vetture più piccole e leggere, rapporti del cambio allungati, oltre alla diffusione di modelli ibridi con un propulsore elettrico a supporto di quello a benzina o diesel.



Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_155667,00.html

Nel 2013 il solare supererà l'eolico

Il fotovoltaico è avviato verso uno storico sorpasso sull'eolico in termini di capacità installata: è quanto prevede un'analisi di Bloomberg New Energy Finance, secondo cui nel 2013 saranno completati 33,8 GW di nuovi impianti eolici onshore, più altri 1,7 GW di parchi marini. Il dato complessivo è leggermente inferiore alla stima di Bloomberg per il fotovoltaico globale, che quest'anno dovrebbe mettere a segno circa 36,7 GW di nuova capacità. Il solare, così, sorpasserebbe per la prima volta nella storia l'energia del vento in termini di capacità installata annuale. Appena un anno fa la distanza tra queste due tecnologie era ancora considerevole: l'eolico aveva potuto contare nel 2012 su 46,6 GW aggiuntivi, mentre il fotovoltaico su circa 30,5 GW. Nel 2013, però, nonostante il netto calo dei prezzi medi degli impianti, il ritmo di installazione delle pale e delle torri è destinato a calare nettamente (-25%), a causa delle difficoltà incontrate in due dei mercati principali, ossia Cina e Usa. 

Al contrario il fotovoltaico, per via delle importanti riduzioni di costo, combinate ai nuovi regimi di incentivazione in Giappone e Cina, stanno rendendo possibile un'ulteriore forte crescita dei volumi, che compensa il netto rallentamento del mercato del Vecchio Continente. A lungo termine il trend dovrebbe consolidarsi: l'eolico, che oggi rappresenta il 5% della capacità di generazione elettrica mondiale, salirà al 17% nel 2030. Il solare arriverà per quella data al 16%, partendo però dal 2% del 2012. Per gli operatori di entrambi i settori, però, c'è una notizia molto positiva: dopo anni di eccesso di offerta e di crisi societarie, per i produttori industriali è atteso il tanto sospirato ritorno al profitto nel 2013. «I tagli dei costi e la rifocalizzazione sui mercati e segmenti di business redditizi - ha commentato Michael Liebreich , amministratore delegato di Bloomberg New Energy Finance - hanno rafforzato la performance finanziaria dei produttori di turbine eoliche e di quelli di pannelli. Gli investitori del mercato azionario hanno notato questo cambiamento, tanto che le azioni delle aziende del settore sono aumentate del 66 % dai loro minimi di luglio 2012».



Fonte: http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_155788,00.html